Il problema 'scala'

Una volta stabilita la frequenza del diapason di riferimento, il problema successivo riguarda la suddivisione della scala. Le frequenze delle note dipendono,  oltre che dalla scelta del corista (diapason), dalla modalità di suddivisione dell’ottava. Ci sono molte possibilità di suddivisione, ma ne esiste una che potremo definire scientifica? C’è chi utilizza la scala pitagorica, chi quella temperata e chi quella naturale…o chi stabilisce che tutte le frequenze delle note musicali debbano essere forzatamente multiple di 8! Genericamente, i sostenitori del diapason a 432 Hz si dividono in due grosse correnti: quelli che seguono la scala pitagorica (the most harmonic numbers!) e chi invece opta per la scala equo-temperata. E’ difficile arrivare ad una conclusione (se esiste), tuttavia, senza nulla togliere alle peculiarità della scala pitagorica o naturale, vorrei spezzare una lancia a favore del temperamento equabile, un po’ bistrattato da diversi sostenitori del diapason scientifico:

  1. La scala equo temperata non risente del problema chiamato ‘Pythagorean Comma’
  2. La scala equo temperata risolve il problema della modulazione (cambio di tonalità in un brano)
  3. La scala equo temperata rispetta le proporzioni auree
  4. La scala equo temperata è in armonia con il sistema solare e la voce umana 
  5. La scala equo temperata è compatibile con gli strumenti a tasti fissi come basso, chitarra, ecc…

Rimane da chiarire se la leggera differenza di frequenza fra una nota in una scala rispetto ad un’altra ha un significativo effetto sulla biologia dell’ascoltatore/musicista…..

 

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